Volantino Sagra delle radici
18 Coltivazione La semina avviene agli inizi del mese di luglio su terreni precedentemente concimati con stabbio di alta qualità. Anticamente la semina veniva affidata ai migliori seminatori a spoglio che erano anche addetti allo spargimento delle sementi del trifoglio e di altri foraggi. Subito dopo la nascita delle foglioline bisogna dividerle in modo tale che ogni singola piantina possa svilupparsi nella maniera più armoniosa possibile senza intaccare il suo spazio vitale. E’ necessario poi irrigare i terreni facendo attenzione alle condizioni climatiche cercando di evitare che avvengano traumi alle pianticelle, sia nella fase di germogliatura oppure di rafforzamento interno. La raccolta inizia alla fine dell’autunno e si protrae fino a primavera. Nonostante la meccanizzazione la raccolta è ancora un lavoro faticoso in quanto, a tutt’oggi, rimane vivo il contatto tra coltivatore e il terreno si tagliano le foglie e successivamente il trattore rivolge il terreno con un vomero in maniera tale da suddividerlo in solchi profondi mostrando il bianco della radice. Infine si estraggono i fittoni che posti in ceste vengono caricati su furgoni. Sino agli anni sessanta la raccolta avveniva grazie a gruppi di braccianti dotati di piccone che lavoravano per numerose ore in cambio di un compenso pattuito a voce detto “A Bot” (un campo intero per una determinata cifra). Anche le incassettatrici fornivano un contributo sostanziale: le radici raccolte venivano portate vicino ad un fosso e, rovesciate in grandi cestoni di vimini, venivano immerse nell’acqua gelida di risorgiva. Le mani diventavano ruvide e violacee nel ripulire per ore e ore a schiena piegata, le radici finché diventavano bianche e candide al fine di essere incassettate. Il lavoro avveniva al calare della sera invernale; era già buio quando le mani infreddolite delle giovani donne addette all’ incassettamento avevano caricato sul carro tutto il raccolto della giornata. Un paio di buoi od un piccolo gruppo di cavalli portavano il carro punto di raccolta dove il prodotto veniva caricato sul camion del commerciante che si avviava ai mercati cittadini. Il primo contratto stipulato a Soncino per le incassettatrici delle radici è riportato sul giornaletto “La Lanterna sul Girondo” che ebbe come ispiratore il Prof. Enea Ferrari e la sua Scuola di disegno del Castello e che venne pubblicato per sette numeri dal 12 febbraio al 30 settembre 1956: le incassettatrici avrebbero percepito la paga oraria di L.85 e avrebbero avuto l’assicurazione sociale. Si deve all’ ingegnosità del Prof. Solferini (allora preside della scuola di avviamento professionale di Soncino, coordinatore del consorzio produttori radici ed ispiratore del corso fra i produttori) ed alla abilità di artigiani locali, il primo tentativo di meccanizzazione di pulitura delle radici attraverso la creazione di una macchina rotante per il loro lavaggio che rivoluzionò, in breve, anche le operazioni successive. I tempi stavano mutando ed i contadini cominciarono ad avvertire la necessità di tutelare i propri diritti. Al termine di aspre lotte sindacali, nel 1965, si regolarizzò la loro posizione attraverso un contratto collettivo stabilito nel “Patto Colonico Provinciale” definendo dunque in dettaglio le loro mansioni di competenza oltre ad un aumento pari a L. 13 all’ora.
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